Il cambiamento è un maestro

Abbiamo raccolto un cesto pieno di olive e prugne, gli ultimi frutti dell’estate e i primi dell’autunno. La transizione ha un sapore tutto suo e i momenti di passaggio, per me, sono sempre pieni fascino: come la natura si destreggi con fluidità tra le sue fasi è una sorta di magia, quella disposizione che arriva dal sapere da dove si viene e dove si sta andando, dal non tirarsi indietro, dal saper trasformarsi e non aver paura di produrre frutti così diversi, o nessun frutto affatto.

Ho davanti un cesto di frutti verdi e viola; grandi e piccoli; polposi e solidi; dolcissimi e amari. E immagino la natura danzare, mentre li crea entrambi: perchè per noi è così faticoso lasciarsi andare al cambiamento?

“Il cambiamento è una variazione di intensità, richiesta a tutti gli aspetti di me: fisico, mentale, emotivo- energetico”, ho scritto nell’introduzione del Cahier degli spunti per accogliere il cambiamento che ho preparato come supporto alla nostra pratica per il workshop del 12 ottobre, a Roma.

Intensità è la forza onesta che ci fa rendere conto che non possiamo più stare qui, è la creatività che ci sprona a ipotizzare strade nuove, o ci trascina nella lamentela e nella sofferenza perchè non sappiamo spostarci e, in questo caso, è una creatività silenziosa ed infuocata, che non si arrende, anche se non ha ancora trovato la voce costruttiva con cui uscire. Intensa è la fiducia ad abbandonarci a provare quel che c’è e riconoscerlo come una scintilla divina che ci guida; intenso è il lavoro di comprensione delle nostre dinamiche personali e familiari, genetiche, legate al cambiamento.

Intensa è l’aria frizzante di questa mattina d’autunno, che fa cadere le ultime prugne e le fa sembrare ancora più dolci, che si appoggia con le sue gocce umide sulle olive, che sa qual è il suo compito. 

Pratiche per accogliere il cambiamento é come l’aria fresca dell’autunno: è una preparazione, è un’immersione nel lavoro che è necessario fare per malleare la rabbia, la frustrazione e il bisogno di un altrove, per riconoscere cosa ci blocca, per dar vita alla nuova stagione. E’ la dilatazione e lo svisceramento di quella parentesi fertile, in cui abbiamo capito di essere pronti, ma non abbiamo ancora organizzato il salto.

Il cambiamento è un maestro. Questo cesto di frutti è un maestro: perché lo scorrere necessario alla natura e alla vita non sia interrotto serve saper seguire i cicli, cavalcarli. Serve forza. E serve amore: se riconosco in ogni evento un atto d’amore, un piegarsi costante dell’intelligenza universale alle necessità profonde del mio percorso, accogliere il cambiamento è un gesto di passione, uno scambio. Come tenere in mano una di queste prugne, o addentarla, lasciare che svegli i miei sensi e mi informi su cosa posso fare oggi per collaborare alla costruzione della meraviglia.

 

Che ognuno di noi sappia costruirsi strumenti per accogliere il cambiamento, tutti i piccoli e grandi cambiamenti che incontriamo ogni giorno. Che andare incontro alla nostra natura sia, prima di tutto, un movimento che impara a fluire, che sa guarire la paura.

 

Qui tutte le info sul workshop,

Il link alla meditazione introduttiva e l’anteprima al Cahier degli spunti per accogliere il cambiamento.

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