
08 Apr Lavanda e meditazione: costruire uno stato psicofisico di pausa
C’è un angolo del nostro giardino ricoperto di ortica; la guardiamo con rispetto, la osserviamo crescere: l’ortica è una pianta potentissima. Ieri sera ho portato la mia sedia là e mi sono messa a guardare la luna. C’è un punto, giù in fondo al nostro terreno, dove crescono salici e bambù; lo lasciamo selvaggio, lo chiamiamo “la nostra foresta.” Da là, ieri sera, sentivo venire i rumori dei cinghiali, che si rincorrono, si scatenano nelle notti di luna piena. La notte, da noi, è silenziosa, interrotta nella sua pace solo dal canto degli allocchi e delle civette. Io mi sono messa a guardare la luna, alla fine delle lezioni online con i miei allievi; l’ho guardata svuotando la mente e lasciando il corpo libero di smaltire la giornata, l’ho guardata finché l’ho vista coi contorni sfocati, finché vedere con la mente non è stato più necessario e ho iniziato a vederla con tutta me, per la stanchezza e l’abbandono che sentivo in quel momento.
Nella meditazione in cui vi ho accompagnati su YouTube ieri, vi ho invitati a dare la vostra, personale definizione di “pausa.” Ieri sera ho trovato la mia. L’ho vista nella luna sfocata.
Pausa per me è quando la visione del cuore e quella della testa si fondono. Quando non ci sono priorità, quando la lucidità razionale non è indispensabile. Pausa è quando guardo la luna e non sento il bisogno di vederla perfetta nei suoi confini. Pausa è proprio quel lasciare: non mi interessano le cose come dovrebbero essere; pausa è quando mi concedo di vedere me e il resto per come mi sento. Mi sento e mi sento a casa in me. So l’impegno che ci è voluto a creare questo stato; ora mi muovo, respiro e penso lentamente. L’unica cosa che voglio è non disturbarlo.
Ogni stato psicofisico che costruiamo con il nostro lavoro è raggiunto con strumenti diversi, tutti semplici, tutti così intensi da parlare direttamente alla carne e all’anima: la nostra pratica, quel che mangiamo, alcune delle erbe e delle erbacce di cui siamo circondati, la nostra intenzione e preghiera costante.
Questo infuso di lavanda e la pratica meditativa sono gli strumenti che vi propongo oggi, per integrare la pratica fisica su cui stiamo lavorando (Praticare l’ascolto in tempi di paura | IV Pausa) e conoscere e percepire che forma ha, per noi, lo stato di pausa. Per padroneggiarlo, per non averne paura, per saper ricrearlo quando ci serve.
lavanda e meditazione
l’infuso di lavanda:
fate scaldare l’acqua, preparate un cucchiaino di lavanda in una tazza e versate l’acqua calda (ma non bollente) sulle erbe. Lasciate infondere per almeno 20 minuti, filtrate e bevete. Una volta filtrata l’acqua può essere riscaldata, se il tempo di infusione l’ha fatta raffreddare troppo. Io, per comodità, metto le erbe ad infondere in un termos. La lavanda ha un effetto rinfrescante e distensivo sul sistema nervoso, un effetto rilassante sulla zona pelvica e le nostre tensioni più radicate e antiche, un effetto consolatorio sulle ferite e sugli stress che abbiamo accumulato.
la meditazione:
questa pratica unisce poesia, pranayama, ascolto sensoriale e visualizzazione per costruire e ricostruire ogni volta che serve uno stato interiore di quiete, allenandoci a sostenerlo, anche aprendo gli occhi, anche aprendoci all’esterno.
Che questo ci serva e continui a servirci, per conoscerci, per comprendere nel dettaglio cosa ci serve e quante sono le forme di noi che possiamo navigare, per stare nella vita, con presenza.
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