
18 Nov Amorevoli gesti di auto cura: il risposo
Ho una tazza calda in mano e sono seduta davanti all’alba. E’ il mio momento del giorno, questo: il mattino presto. Mi piace il suo silenzio, quell’energia che sento dentro, quel suo essere un confine tra la giornata di ieri, a cui ritorno e oggi, che inizio a visualizzare, pregando di saper viverlo appieno.
Ripenso a quello che mi ha detto ieri l’allieva che ha passato a Il Casale Yoga il fine settimana, per la sua formazione reiki. Mentre mi salutava, mi ha sorriso: “E riposati un po’…” Uscivamo da un fine settimana intensissimo, di teorie, pratiche, comprensioni, condivisioni e quello di far cedere mente e corpo era il miglior consiglio con cui ci potessimo lasciare. Come quando, alla fine di una sessione di yoga, ci fermiamo a meditare, o ci sdraiamo in savasana, se scegliamo di fermarci e concederci un po’ di vuoto attorno ci diamo la possibilità di interiorizzare ed elaborare le esperienze che abbiamo accumulato fin lì.
Ma riposare non basta. In effetti, nessuna attività di per sé, ha un valore positivo o negativo. Ciò che cambia un singolo gesto, o tutta la nostra vita è la coscienza con cui lo abitiamo. Questo è uno degli insegnamenti di base dello yoga, è uno degli insegnamenti di base del mio lavoro. Possiamo riposare per ore e arrivare con la stessa sensazione di sfinimento con cui avevamo iniziato, possiamo vivere le giornate più intense e portarle a termine con un grado di energia e passione più alto rispetto a quello con cui eravamo partiti. Anche “energia” e “passione” sono il risultato di un atto di coscienza, di cura meditativa per la bellezza del quotidiano: fermarci significa uscire dall’abitudine in cui ci siamo incastrati o appoggiati. E’ guardarci dentro, metterci in discussione, passare al vaglio il grado di felicità e commozione che proviamo per quel che facciamo e usare tutto il nostro calore per rigenerarci e poi ripartire.
Spesso il semplice fermarci non è davvero riposante. Anche alla fine di una pratica yoga, a fare la differenza è la scelta consapevole di cedere e ascoltare ciò che la pratica ci ha lasciato, a creare il rilassamento profondo. Il riposo è un atto di coraggio: “Sono disposto a cambiare il mio stato psicofisico, a trovarmi in un territorio nuovo e organizzare il mio benessere da lì.” Il risposo è un atto creativo: “Tutto ciò che imparerò fermandomi o rallentando sarà il mio tesoro, il mio maestro per ripartire.” Il riposo è un atto di comprensione: “Cos’è che mi ha fatto stancare? Posso rispettarmi a tal punto da eliminare gli stress inutili e ricordarmi di compensare quelli indispensabili con amorevoli gesti di auto cura?”
Ripenso con il cuore aperto al dolce saluto della mia allieva, ripenso alla fortuna immensa che ho, a lavorare con persone così. Anche per oggi, rinnovo con me stessa il mio patto di coscienza: che riposarmi e fermarmi sia una preghiera che continuo a far risuonare nel corpo. “Ti ascolto e so che ogni tuo segnale è la mia guida. Mostrami i confini che non devo oltrepassare e mi impegnerò ad onorare la tua stanchezza.”
Con la mia tazza calda in mano, prendo un lungo respiro e parlo al mio corpo, parlo al mio pensiero e diffondo amore e comprensione in me, prima di iniziare a farlo nella giornata che ho davanti.
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