Zuppa di farro, uova e verdure: il piacere dei sapori, di assaporare la nostra vita

Qualcosa che onori la nostra fluidità. Qualcosa che onori i nostri lati più pungenti e induriti, che sappia rispecchiarli e riconoscerli. Qualcosa che accolga il nostro bisogno di dolcezza e, anche, la necessità di darci qualche scossone, di risvegliarci dal torpore dell’abitudine. Qualcosa che ci dia forza, infine. In un processo di crescita e cura di sé che vogliamo completo non ci devono essere parti di noi non riconosciute, non accarezzate per quello che sono, per la loro storia e per la loro ragione di essere lì.

Niente è solo quello che sembra, almeno non per la nostra intelligenza corporea, perfetta. Un movimento può spedire direttamente qualche pare istintiva di noi ad un ricordo, anche inconsciamente. Un sapore può risvegliare l’attenzione nel corpo e aprire visioni e mondi nuovi nel pensiero. Un’opera d’arte, un insieme di note da ascoltare, il tocco di qualcun altro sulla nostra pelle può trasmettere informazioni, può trasportarci in un’altra dimensione o farci scendere nel profondo di noi, magari solo per un impercettibile secondo.

Non recito mantra quando cucino, non ho immagini di divinità al mio fianco e non seguo quasi mai manuali. Ma non potrei mai occuparmi di un’arte così saggia senza sapere che il mio Dio ce l’ho dentro e che ricordarmi di lui, o di lei, è l’unico atto di devozione in cui non voglio smettere di impegnarmi.

Come il saluto indiano,”Namastè”. “Il divino che è in me riconosce il divino che è in te”: l’anima calma che riesco a ritrovare quando mi ricordo la meraviglia della mia natura riconosce la meraviglia di ogni cosa e questa è la base per creare e offrire, anche una semplice zuppa calda.

Ho cucinato questo piatto per un’allieva che ha seguito un’Esperienza Personalizzata al Casale Yoga. Come in tutto il mio lavoro, il mio scopo per il tempo insieme era accompagnarla ad assaporare ogni parte di sé, nella pratica fisica come in quella di crescita personale o in quella di cura emotiva ed energetica. Il mio scopo è sempre accompagnare le persone a ritrovare i sapori e il piacere di assaporare se stessi e, attraverso questo, la loro vita.

Qualcosa che onori la nostra fluidità. Qualcosa che onori i nostri lati più pungenti e induriti, che sappia rispecchiarli e riconoscerli. Qualcosa che accolga il nostro bisogno di dolcezza e, anche, la necessità di darci qualche scossone, di risvegliarci dal torpore dell’abitudine. Qualcosa che ci dia forza, infine… Il nostro lavoro insieme è entrare pian piano nel territorio ricco e variegato dei sapori e calmare le paure che proviamo nel pensare di incontrarli tutti, per poi padroneggiarli.

Posso fissarmi in una posizione e poi provare a respirarci dentro. Posso seguire una pratica visionaria, in cui la fantasia mi accompagna a capire davvero la realtà dei fatti. Posso far scivolare sulla lingua un boccone di cibo. Posso immergermi in un bagno profumato di erbe, che correggeranno le informazioni che arrivano ai nervi, tramite la pelle, per riportarmi sulla mia strada. Posso imparare a cogliere i sapori che ho attorno e a leggere la risposta che il mio corpo e il mio pensiero danno: lì ci sono parti di me così vere , che la razionalità non avrà mai speranze di incontrare.

Ho cucinato questo piatto per un’allieva e ora provo a lanciare gli stessi sapori verso di te, con l’invito a sperimentare, a credere prima di tutto nei tuoi sapori, a crearli e poi stupirti, innervosirti o amarli. Ci sono modi così piacevoli, così intimi e così semplici, per incontrarci, per prenderci cura di noi e comprendere . Useremo questi, che parlano direttamente alle mani e al pensiero più lucido, che sa interpretare l’istinto.

cucina yoga per ritrovare i sapori della natura e della vita

Zuppa di farro, uovo e verdure


Gli ingredienti per due persone

– quattro manciate di farro: il mio, non perlato, viene da un piccolo coltivatore delle vicinanze. Come sempre, mi piace scegliere l’umanità e il contatto diretto rispetto alla grande distribuzione, anche quando è biologica.

– due uova

– sei teste di cavolfiore di grandezza media

– dieci ravanelli (lavati ma non separati dalle radici e dalle foglie)

– un mazzo di bieta, giovane e tenera

– un mazzo di foglie di cavolo, giovani e tenere

– verdure miste e zenzero per un litro di brodo vegetale

– olio e sale quanto basta


Il procedimento

La sera prima, metti il farro ammollo: sebbene non sia strettamente necessario, l’ammollo aiuta a rompere la barriera protettiva che tutti i semi hanno, quando sono integrali e che risulta irritante e più difficile da digerire per l’intestino, oltre che creare scompensi nell’assorbimento delle proprietà del cereale stesso.

Il giorno prima puoi anche preparare il brodo vegetale e, come fosse un infuso, lasciare le verdure nell’acqua tutta la notte: questo renderà il brodo ancora più ricco, perchè l’acqua calda avrà continuato ad estrarre per ore le proprietà delle verdure che hai scelto e le cederà, poi, alla zuppa.

Il giorno in cui decidi di preparare la ricetta, lava e taglia grossolanamente cavolo e ravanelli. Aggiungi olio e sale e lascia cucinare nel forno a 200° finché sono arrostiti sulle punte, ma ancora croccanti: a loro andrà il compito di contrastare il morbido delle foglie di bieta e cavolo e e la consistenza piena del farro.

Lava e taglia grossolanamente le foglie di bieta e cavolo e poi mettile a ripassare in padella (in questi casi io ne uso una di alluminio, con il fondo spesso). Puoi tritare un po’ di aglio e aggiungerlo alle verdure e, se hai il tempo di farle cucinare a fuoco lento, puoi lasciarle cucinare senza grassi, finché hanno espulso tutta l’acqua che contenevano e aggiungere l’olio e il sale solo alla fine.

Metti il farro in una pentola e coprilo con il brodo, finché il liquido supera di un dito la quantità di cereali. Se hai lasciato a mollo il farro non avrai bisogno di molta acqua ne di molto tempo per cucinarlo. Sala il brodo e copri con un coperchio, fino a cottura completa.

Fa bollire un po’ di acqua salata in un pentolino e, a raggiungimento del bollore, rompici dentro le due uova. Lasciale bollire tre o quattro minuti, per avere delle uova in camicia in cui il tuorlo è denso, ma non completamente solidificato.


Per servire

Riscalda altro brodo e salalo, così che ognuno dei tuoi ospiti possa scegliere quanto liquida vuole la sua zuppa. Lascia gli ingredienti tutti separati, così che la composizione sia davvero personale e creativa. Nella variante pensata da me, tutti gli ingredienti sono sistemati nel piatto, uno dopo l’altro e non c’è troppo brodo, così che i sapori siano tutti vicini, ma abbastanza separati da essere ben distinguibili.

cucina yoga per ritrovare i sapori della natura e della vita

Cucinare è una pratica. Mangiare è una pratica. Che io sia sola o in compagnia, so che onoro il cibo, me stessa e i miei compagni per quel pasto facendo spazio dentro di me, creando un silenzio interiore, un vuoto che zittisce quel che adesso non serve. Nutrirci di conversazioni, di sapori, di vita è un altro modo per incontrare noi stessi. E’ un altro spazio sacro. Che questo piatto ti aiuti ad incontrare e amare il tuo spazio sacro.

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