
10 Apr La saggezza semplice: costruire uno stato di pausa
C’è una saggezza, nelle tradizioni antiche. Un sapersi sintonizzare con i cicli, dell’anima e della natura. Un sapere quando è il tempo di fermarsi e quando è il tempo di attivarsi. Un saper piangere senza vergogna e senza paura e un saper gioire e darsi occasioni regolari di farlo.
Questa saggezza è un dono naturale. È fatta delle cose più semplici: non ha bisogno di riti ne di calendari, vuole solo il nostro ascolto.
Nella nostra pratica lavoriamo sul corpo, sui sensi, sulle emozioni, sul pensiero, per comprendere gli stati psicofisici che ci attraversano, per crearne di nuovi, che sappiano rispondere con presenza e con saggezza alla realtà che
incontriamo. Ogni stato psicofisico ha caratteristiche speciali e si costruisce su più piani: il movimento, la qualità del pensiero, il paesaggio emotivo ed energetico, la nostra connessione con il resto.
Costruire il nostro stato di pausa significa darci la possibilità di attraversare le sue qualità con tutto il corpo, percepire coi sensi e poi memorizzare in essi ciò che abbiamo conosciuto.
Bere tanto, qualcosa di caldo, che non solo ci idrati, ma consoli e rassicuri il corpo, riempiendolo. Fare pasti leggeri: nell’ayurveda si dice che bisognerebbe sempre dividere lo stomaco in tre parti e, quando si mangia, non riempirne mai più di due. Riempire la testa e gli occhi solo di quello che serve davvero. Sentire il vuoto, lasciarlo vivere nel corpo, lasciarlo informarci, con l’intensità che ha da insegnarci.
È il momento di far diventare ancora più profondo, interiore e sottile la nostra esplorazione di “Pausa,” il tema che ci accompagna per questa settimana. In ogni pratica arriva sempre il momento in cui incarniamo la nostra intenzione. Per oggi, proviamo a pregare con il corpo, a praticare con i sensi e l’attenzione: per oggi, diventiamo pausa. E impariamo ad amare la sua saggezza.
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