
17 Feb Il profumo del mandorlo in fiore: setu bandhasana
Sa di miele, il mandorlo in fiore. Ci chiedevamo se l’odore fosse dell’albero, o delle api che lo avvolgono in festa. Sa di miele, e basta questo a dare il via ad un pensiero più disteso, ad un respiro, ad un gesto di presenza.
Nell’insegnamento tantrico ogni cosa è un’occasione per incontrare il Maestro e il Maestro è la nostra forma più pura, più attenta, più creativa.
Accompagno spesso in gli allievi che vengono al Casale Yoga in passeggiate meditative, in pratiche all’aperto, anche in semplici camminate ai confini del campo. Chiacchieriamo, ma non mi scordo di lasciare buoni momenti di silenzio, che preparino un ingresso lento e fiducioso nella pratica di incontrare noi stessi. Anche nello Studio Yoga di Roma, in quel suo essere raccolto e pervaso, di quando in quando, dai suoni più diversi, invito spesso gli allievi ad ascoltare tutto: il rumore del traffico, l’odore del pranzo indiano cucinato rigorosamente sempre alla stessa ora dalla vicina, la temperatura e l’odore dell’aria.
Offrono spunti diversi, la città e la campagna. Tutto è pratica, tutto è Maestro. Tutto è maestro e io, eterna allieva, raccolgo maestri e invento pratiche, perchè non posso stare sotto il mandorlo in fiore e perdere l’occasione di fare di quei colori e odori una preghiera.
Sdraiarmi è il mio modo preferito di iniziare una pratica, di ritrovare il contatto con me, di tornare a a terra, a quel che c’è, che ho, che sento. Dopo 3/5 minuti in un asana, il corpo inizia a padroneggiarne gli effetti, qualcosa cambia in noi: cambiando la postura, il nostro modo di stare nel mondo, ci stiamo aprendo a possibilità sensoriali diverse, a pensieri diversi, ad una vita diversa. Mi piace aspettare il momento in cui sento il respiro fluire libero e il corpo tornare vitale e sveglio: quello è il mio segno che la pratica può iniziare, che corpo e mente sono pronti a ricevere nuovi stimoli.
Quando voglio ricostruire espansione e disponibilità in me ricorro spesso a setu bhandasana: piego le ginocchia e appoggio con cura le piante dei piedi a terra. Con una lunga inspirazione contraggo i glutei e accompagno il bacino verso l’alto, inarcando la schiena e aprendo dolcemente il bacino. A volte mi concedo di salire e scendere dalla posizione per qualche ripetizione, prima di entrarci in forma statica. E’ come organizzare una transizione: voglio partire dal mio stato chiuso, difeso, stanco, stressato o semplicemente distratto. Voglio partire dallo stato in cui non ricordo e non noto tutti i miei meravigliosi maestri e riportarmi alla gratitudine, alla preghiera, al riconoscimento. Voglio partire da dovunque io sia in quel momento e tornare all’odore del mandorlo in fiore, al calore dell’aria, quando è tagliata dal sole.
Da questa posizione, da setu bhandasana, potrebbe partire una sequenza lunga, che intreccia altri asana, pranayama e meditazione. Ma non oggi. Per oggi non togliamo tempo alla vita. Abbiamo una nuova settimana davanti, andiamo a viverla e, di quando in quando, fermiamoci ad aprire il corpo e il respiro, il cuore. Soprattutto, fermiamoci a sentire l’odore dei mandorli.
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