Posso non avere paura, non scappare dalla vibrazione?

Come porterò alla bocca la prossima tazza di questo infuso. Come mi spazzolerò i capelli, più tardi. Come camminerò tra gli ulivi del nostro campo, respirando a pieni polmoni, aspettando che il mio corpo si ricordi qual è la sua forma più sana e armoniosa.

Questa settimana non ci interessa tanto cosa facciamo, ma come. “Vibrazione”, il tema che stiamo esplorando in questi giorni, è un gioco di presenza e abbandono. Sono presente ai miei sensi, alle mie intuizioni, a ciò che ho imparato dalle esperienze passate, al mio corpo, che raccoglie tutto questo. Mi abbandono, infine e lascio che la mia comprensione mi guidi.

Che cosa c’è bisogno che tu dica, in questo momento? Che cosa c’è bisogno che tu faccia? Quali parti e percezioni hai bisogno di nutrire? Quali hai bisogno di sciogliere e scordare?

Sta tutto nel prossimo gesto, anche in come indosserai i vestiti per questo nuovo giorno. La nostra pratica ci insegna ad accordarci costantemente con ciò che ci circonda, a comprendere. Ci invita a sentire quel di cui abbiamo bisogno, a crearlo, a goderne. Una pratica fondata sulla saggezza del sentire ci insegna a vibrare, nel silenzio dei muscoli e delle ossa; ci insegna a percepire le variazioni che incontriamo fuori e a proteggerci, o buttarci, o restare pazienti, in attesa di sentire ancora meglio.

Posso lasciarmi risuonare dentro il prossimo pianto dei miei figli, il prossimo sguardo del mio compagno, la prossima mano passata sul pelo bianco del cane, la zuppa calda del pranzo, le parole profonde degli allievi nelle prossime lezioni? E… posso? Posso aspettare che ogni parte di me senta e vibri, per riuscire a dare la risposta più nobile e rispettosa, di me e dell’altro, per riuscire a fare il gesto perfetto, che nutra me e riconosca l’altro? Posso non avere paura, non scappare dalla vibrazione?

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