“Fermarmi e comprendere”: scrittura introspettiva

Mi preparo al silenzio

e raccolgo in me le forze per sostenerlo.

Ritrovo la capacità di osservare, di essere uno spettatore onesto e coinvolto.

Preparo la mia pausa, il mio silenzio.

Non è una resa,

smantellerò anche questo ultimo baluardo:

fermarmi a comprendere è l’atto più movimentato e caldo, più consistente e faticoso

che abbia mai compiuto.

Che: “Io voglio fermarmi e comprendere”

sia il mio mantra,

per ritirarmi in me,

come il sole che si prepara all’inverno.

 

La pratica che condivido qui, con i miei lettori e quella in cui accompagno i miei allievi a Roma e a Narni è la mia pratica di vita: non c’è scissione tra chi sono e come lavoro, tra quello che faccio per vivere e quello che vivo. La mia ricerca e la mia filosofia mi hanno insegnato a non vergognarmi di quello che ho dentro- un lavoro lungo e doloroso, è stato, smantellare anni di giudizi e transenne che avevo imparato a mettere alle mie emozioni e alle mie qualità. La mia pratica mi ha insegnato che, quando sono in uno stato di apertura e morbidezza, in me scorre libera la mia storia, che è la storia di tutti, perchè i bisogni fondamentali della vita sono pochi e sono immensi: dare e ricevere amore, poter svolgere la nostra missione, sentire una vitalità buona che ci scorre dentro.

Ho scritto questa preghiera qualche settimana fa, quando ho iniziato a preparare il materiale che avrebbe, poi, composto le lezioni di novembre per gli allievi dello Studio Yoga e la newsletter e le pratiche da convivere online. La maggior parte delle cose che scrivo si creano in me durante la meditazione. La mia, la nostra, è una pratica di ascolto, di accoglienza e amorevolezza verso i segnali istintivi che il corpo e il cuore ci mandano, perchè quello è il linguaggio della nostra natura. Comprendere quel che ho dentro e le dinamiche fisiologiche del mio corpo è, da sempre, la mia cura e la mia ricerca: c’è forse qualcos’altro di cui  vale la pena occuparsi di più, quando si tratta di prenderci cura di noi? Quando vogliamo coltivare e poi espandere la nostra vitalità?

“Comprensione” è uno dei passaggi basilari del mio lavoro: non abbiamo bisogno di costruire nulla di nuovo e di diverso da chi siamo. Non abbiamo bisogno di nascondere o tradire il nostro pensiero profondo- del resto, chiudere e negare sono due condizioni emotive molto precise, generatrici di tensioni, dolori e infiammazioni nel corpo. Abbiamo, però, bisogno di ascoltare, di liberare, di comprendere, di elaborare e poi padroneggiare noi stessi.

“Comprensione”, allora, sarà il nostro tema del mese. Per me come per voi questo novembre di giornate corte e luci accoglienti e soffuse sarà il tempo giusto per iniziare a rallentare e dedicarci un spazi protetti di riflessione, attraverso una pratica che ho chiamato “scrittura introspettiva.”

Iniziamo con due domande, che ci saranno compagne nei prossimi giorni, da pronunciare come un sibilo tra le labbra, per coglierci di sorpresa e scoprire nuovi angoli di noi, o accendere luci su ciò che sappiamo, ma non abbiamo mai avuto gli strumenti per prendere tra le mani:

“Cosa sento nel mio corpo? Adesso, cosa sento adesso?”

 “Di cosa mi vergogno? Di cosa ho paura? Cosa sto trattenendo e negando?

Ai miei allievi dei percorsi La Crescita Yoga consiglio di creare spazi appositi, per queste domande. Una app di note sul cellulare o un block notes da portarsi sempre appresso andranno benissimo. Più volte, nel corso della giornata, tornate a queste domande e scrivete senza filtri le vostre note. Ogni due o tre giorni leggete l’elenco che avete scritto: quello è il vostro specchio, una delle fotocopie più veritiere e onestà di voi, il vostro dono di comprensione  a voi stessi, il vostro primo passo.

“Che cosa ho compreso e imparato di me, fin qui?

Che cosa so di me adesso e cosa voglio fare di questa comprensione?”

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