Il modo di stare in te: una pratica di propriocezione

Ci sono qualità di noi che tendiamo a scordare. Come ogni terminazione nervosa dei piedi può diventare una radice, ad esempio, ed espandersi verso terra, dandoci la sensazione che non siamo soli, che non dobbiamo sempre proteggerci, che la terra su cui ci appoggiamo è anche nostra, da conquistare, da baciare. O come le spalle siano il perfetto legame tra la testa e il corpo e ci ricordino costantemente quanta saggezza stiamo impiegando per farli comunicare, per curare la loro integrazione.

Durante le lezioni ai miei allievi, chiedo spesso loro di pensare alla colonna vertebrale come ad un filo di perle, infilate in un filo elastico. Ogni vertebra è una perla preziosa, un passaggio in più che collega la testa al bacino, l’ordine del pensiero alla nobiltà dell’istinto, la nostra storia, per come la pensiamo e la nostra storia, per come la sentiamo. Quello che si snoda tra il cranio e il sacro è un racconto che non smette mai di cantare chi siamo. Tutte le volte che abbiamo bisogno di tornare a sentirci, di prenderci cura di come stiamo, possiamo tornare qui.

Non abbiamo nulla da insegnare al nostro corpo, quando si tratta di consapevolezza, di guarigione. Ma abbiamo il dovere di metterlo nelle condizioni di essere libero di agire, di riprendere e usare i suoi strumenti: la lentezza, la distensione, il respiro. Per guarire le piccole tensioni, per iniziare a scardinare il dolore cronico e per comprenderci, basta metterci nella condizione di ascoltare. In noi c’è abbastanza intelligenza da iniziare a guarire ciò che non va, se prima lo abbiamo ascoltato. In noi c’è abbastanza saggezza, da saper accarezzare ciò che è malato, o sconvolto, se prima lo abbiamo osservato con pazienza.

In te c’è tutto. Che tu abbia scordato qualcuna delle tue qualità è solo il segno che sei stanco, che ogni tanto serve fermare la lotta e rigenerarsi, che stai continuando a fare la guerra, anche contro di te. Che nessuno ti ha detto che non serve : puoi spezzare il circolo vizioso e costruire il tuo modo di stare in te stesso.

Quella che ho preparato qui sotto è una pratica di propriocezione: affrontata con rispetto e ripetuta con costanza riporta il corpo a parlare, a raccontarsi, a farsi capire e ad aggiustarsi, riorganizzando così la percezione di te e di quel del che ti sta attorno.

 

Il modo di stare in te : una pratica di propriocezione

Per questa pratica ti serviranno un tappetino o una coperta, che faccia da supporto morbido e stabile su cui appoggiarti e un mattone da yoga, o un libro, avvolto in una coperta, così da smussarne gli spigoli.

 

I

Questo è il momento in cui ritrovare la percezione del tuo bacino e della schiena. E’ un momento di centratura. Vai alla ricerca del piacere di ascoltarti in una nuova prospettiva.

Sdraiati a terra, sistemando il mattone sotto il sacro. Distendi le gambe verso l’alto e abbandona le braccia ai lati del busto. Tieni ogni posizione per almeno 5 respiri. Ripetizione dopo ripetizione, allenati a trovare il tuo momento giusto in cui lasciarla: impara a stare nella posizione finché ha qualcosa da insegnarti e darti per quel giorno.

 

II

Puoi riappropriarti di tutti i tuoi pezzi, puoi stare nel piacere di sentirli, di ritrovarli.

Porta la testa a terra e stacca braccia e gambe, allungandole come se fossero raggi che aprono dal centro del tuo corpo e vogliono arrivare lontanissimo. Tieni i piedi a martello e le dita delle mani bene distese.

 

III

A volte la pratica fisica ci serve per gettare le basi di qualcosa di nuovo. Qui, ad esempio, puoi insegnare al corpo e al sistema nervoso nuove dinamiche di reazione allo stress e alla stanchezza. Puoi mantenere il respiro ampio, il sorriso, il viso disteso e il piacere di riuscire a sostenerti nonostante la difficoltà.

Appoggia la zona lombare sul mattone e lascia il peso del corpo trovare l’equilibrio sul tuo coccige, tenendo le gambe piegate e affermando le ginocchia con le mani. Fai lunghi respiri nel petto, lascia allagarsi lo sterno e ampliarsi il respiro.

 

IV

Qui puoi rinnovare il modo di stare in te e vedere cosa cambia, quando ti concedi il lusso della libertà e dell’ascolto. Accogli ogni impeto spontaneo del tuo corpo: ogni sospiro di sollievo, ogni tremore, ogni suono che vuole uscire incontrollato, una risata, o il pianto.

Mettiti disteso a terra, il mattone sotto la zona lombare. Porta le ginocchia larghe e appendi le mani rilassate ai piedi o alle caviglie. Porta il mento verso il collo e prova a tenere la posizione per qualche minuto. Adesso puoi viaggiare lungo la colonna vertebrale, conoscerla e conoscerti: osserva il respiro, come si espande nel bacino e nella pelvi. Lascia la testa rilassata e senti il pensiero calarsi nel corpo.

Sentirci, ascoltarci, iniziare a comprenderci in modo istintivo è una liberazione. E’ incontrarci fuori dalle regole, per iniziare a scrivere le nostre. E’ riscoprirci e ricordare tutte le nostre qualità, o anche solo la meraviglia di stare in noi: ogni guarigione parte da qui.

 

2 Comments
  • Lucilla Caridi
    Posted at 16:52h, 05 Dicembre Rispondi

    È un da un pó di tempo che ho scoperto il tuo blog e che ti seguo seppur nella mia incostanza. Per oggi vorrei dirti soltanto grazie per la generosità con cui concedi la tua sapienza. Spero di poter conoscerti personalmente appena riuscirò a essere più assertiva per la mia vita.
    Grazie di nuovo, a presto!!

    • Ylenia
      Posted at 05:31h, 09 Dicembre Rispondi

      Grazie infinite di avermi scritto, sono felice che il mio lavoro sia di ispirazione e sia utile e sono sempre felice di conoscere i miei lettori, quando ce n’è la possibilità. In attesa di abbracciarci di persona, ti auguro una buonissima giornata.

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