La Vita Yoga

Prega e pratica

Per la prima volta che ho visto un temporale arrivare.

Prima il cielo sgombro, poi il vento, poi le nuvole nere, poi i lampi e, a rincorrerli, i tuoni, infine la pioggia, fresca e abbondante.

Per la prima volta che ho lasciato il mio corpo libero di esprimere quel che aveva dentro attraverso il movimento- la febbre alta che ho avuto quella notte, come se stesse eruttando il vulcano della me repressa e negata per tanti anni.

Per la prima volta in cui ho sentito l’alchimia che si apre nel sistema nervoso quando indice e pollice si incontrano.

E per le poesie dei santi, degli eremiti, dei pazzi d’amore per la vita, i fili d’erba e le pozzanghere di fango.

A spingerci verso la pratica è la speranza di ritrovare noi stessi e un senso completo di star bene. A farci sostare nella pratica è la fiducia che impariamo a conquistare: “Quanto posso lasciarmi andare al piacere che provo nel ritrovarmi? E quanta intensità, quanta fatica, quanto tempo sono disposto ad impegnare?” A render chiaro che la via della pratica ci porterà a rovesciare e poi ridefinire la nostra idea di preghiera è la vita, tutte le esperienze che facciamo.

Nella sezione “Prega” troverai spunti per le tue meditazioni: schemi e parole che ti guideranno in meditazioni radicate negli insegnamenti del passato e poesie che ti ispireranno a diventare l’artefice della tua spiritualità, contemporanea e personalissima.

Nella sezione “Pratica” troverai informazioni su come costruire il tuo lavoro sul corpo: dallo yoga al respiro, dalla danza sensoriale all’esercizio dei mudra.

Queste due sezioni ti accompagneranno ad intrecciare interiorità e fisicità, muscoli ed emozioni, vita spirituale e quotidiano. Soprattutto, ti aiuteranno a personalizzare ed amare il lavoro su te stesso, dando un significato concreto e un’utilità quotidiana alla tua pratica.

Scopriremo insieme come si può calare l’intensità di una preghiera o di un mantra nella semplicità della vita di ogni giorno, o come si può prendere coraggio e imparare a regalare le proprie benedizioni. Sviscereremo il lavoro sul corpo, fino a sentire nel profondo a quali benefici è collegato ogni movimento, ogni passo, ogni respiro e come rispondere alle esigenze che il nostro corpo ci sottopone usando il suo stesso linguaggio.

Che la nostra vita interiore possa trovare sempre più strumenti per esprimersi all’esterno. Che il nostro corpo non sia più una maschera, ma la miglior forma che la nostra storia e le nostre emozioni possono prendere; che sia un ponte verso la realtà che viviamo.

E che le mie parole imparino ad essere sempre più vere e coraggiose; che la mia esperienza sia d’aiuto e di conforto. E che sappia coinvolgere, come una canzone dolce, a cui fa bene ritornare.

Che la nostra pratica e le nostre preghiere siano, infine, per i temporali, per la libertà, per il corpo ritrovato, per la spiritualità di ogni giorno, per onorare i santi e la vita che essi hanno celebrato, per il pollice e l’indice che si uniscono e perché quella è solo la prima di tutte le magie che possiamo compiere.

No Comments

Post A Comment