La Vita Yoga

La pura guarigione

 

Se non vedi il divino in ogni cosa,

non lo vedi per niente.

Yogi Bhajan

Uno di quegli spiragli di illuminazione, in cui sembra di poter cogliere il senso profondo di qualcosa, uno di quelli mi ha aperto gli occhi ieri. Tra le luci soffuse di una casa estranea, con le mani impegnate in un reiki guaritore, con la mente e il cuore impegnati ad ascoltare, ho capito che cos’è l’invito che si presenta allo yogi: “Riconosci te stesso nell’Altro.”

Ho sempre pensato che certi lavori- o, forse, tutti i lavori, se scelti con passione- siano svolti prima di tutto per sé, per stare bene, perché non si potrebbe far altro che quelli. Ma solo a piccoli spiragli ho intuito il potere di quello star bene che il mio lavoro mi regala.

Ultimamente le mie giornate sono dense, troppo dense: non c’è un momento di silenzio, non c’è un momento di pace, non c’è un momento in cui star seduta a far nulla. Per fortuna c’è il lavoro, in cui continuo, imperterrita, nel compito di prendermi cura di qualcun altro- dev’essere il mio compito in questa vita, ormai lo so. Per fortuna ci sono quelle ore in cui il silenzio e i movimenti curati sono un imperativo. Per fortuna ho ancora mille meraviglie da scoprire, in quelle ore.

Così, con le mani appoggiate sulla testa di un’allieva, durante una seduta di reiki, ho sentito tutte le sue tensioni, tutti i suoi pensieri, tutto il calore del “troppo” che si sprigionava nel rilassamento. E ho sentito il mio “troppo” liberarsi insieme al suo.

Quanta guarigione c’è, nella cura per qualcun altro? E quanto è pura, quella guarigione? Riconoscere il sentire di un altro e provare ad alleggerirlo, per poi riconoscere che quel sentire è anche mio, che anche io ho bisogno di quella leggerezza e infine sapere che ciò che sto facendo va in due direzioni, e cura l’altro tanto quanto sta curando me. Considerare così il prendersi cura di qualcuno lo fa diventare un compito ancora più alto.

Grazie figli miei, perché mi imponete di prendermi cura della mia parte bambina, di giocare e di coccolare le mie fragilità. Grazie allievi, perché mi concedete di curare il corpo stanco e la testa stressata. Grazie, mio compagno di vita, perché sei lì per mostrarmi quanto mi manca nella cura dei sogni, della pelle, della vicinanza. Grazie incombenze del quotidiano, perché mi ricordate di curare ciò che mi circonda, che fa parte di me. Non è facile ricordasi quanta guarigione c’è, in queste cure. Ma ci proverò con tutta me stessa, nei prossimi giorni.

E la mimosa? Lei è una promessa, quella promessa di cura che la Natura regala a tutti quanti. Le gemme sono sempre più grandi: arriverà presto la sua fioritura gialla, la promessa di primavera, la cura dolce dopo l’inverno.

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