Non mi è mai piaciuto il termine “accettare”, mi dà l’idea di un acconsentire passivo, di una rassegnazione che può avvenire solo mentalmente, a scapito del sentire del corpo, irrigidendolo.
Mi piace “accogliere”, perché se pensiamo ad accoglienza qualcosa cambia nel corpo: ci ammorbidiamo, consentiamo di lasciarci circondare e attraversare, ci prepariamo a vivere.

Accogliere, anche in questo momento, anche questa sofferenza, anche questa paura, anche questo sfinimento è una scelta. Scegliamo di spalancare i muscoli, gli occhi, il cuore e il pensiero a qualcosa che c’è già. Scegliamo di farlo con i nostri strumenti, con il nostro tempo. In ultimo, scegliamo di lasciarci trasformare, perché questo è il volere incessante della natura: che cambiamo, che cresciamo, che ci evolviamo per cicli ed esperienze. Scegliamo di imparare a stare nelle cose, senza scordarci di noi, senza negarci o opporci al resto; scegliamo di stare nella vita.

La pratica che portiamo avanti per questa settimana sarà tutta dedicata ad “Accoglienza.”

 

 

La pratica

“Accoglienza” è quello stato psicofisico di morbidezza e apertura che ci consente di restare presenti e saldi, aperti a nuove prospettive e capaci di trovare nuove risorse, utili e rilevanti per rispondere, a ciò che ci succede, anche nei periodi di instabilità e incertezza.

Questa pratica unisce strumenti del hatha yoga (asana, pranayama e bandha) e una breve lettura dal Tao Te Ching a una meditazione per l’ascolto di sé e la crescita personale.

Iniziamo questa terza settimana con una pratica fisica dedicata alla creazione e al nutrimento di uno stato psicofisico di: Accoglienza.

 

La crescita

Per continuare l’esplorazione dedicata allo stato psicofisico di accoglienza, che coltiviamo durante questa settimana, ecco una pratica che si ispira al kundalini yoga e al hatha yoga tibetano, per creare resilienza e spazio nel corpo e nel pensiero, per ricordarci quante risorse possiamo ancora trovare in noi.

Questo è il momento in cui il nostro cammino personale e il nostro cammino spirituale iniziano a fondersi: con questa pratica impariamo a riconoscere le nostre dinamiche personali, a riconoscerle e ad andare oltre, coltivando il proposito di tenere il cuore aperto: questo sarà il nostro impegno, la nostra meditazione costante, la nostra ancora di salute.

 

La cura

Come completamento alla pratica fisica ed emotiva di questa settimana, ci immergeremo in un’esplorazione dei sensi attraverso un altro degli strumenti a cui mi rivolgo più spesso, per ristabilire e riequilibrare la mia salute e quella dei miei allievi: il cibo.

Il mio invito, per concludere questa settimana, è ad affidarci ad un programma completo per la mente, il cuore e il corpo; lasciarci trasportare nell’osservazione delle nostre possibilità e della nostra vitalità in modo dolce e nutriente, senza trascurare la cura di noi attraverso quello che mangiamo. Terminiamo l’esplorazione di “Accoglienza” diventando accoglienza noi stessi, sentendo che forma prende questa qualità nel nostro corpo e riappropriandocene, se non la conosciamo.