
02 Apr Cibo, movimento, energia: un programma di tre giorni per sviluppare l’accoglienza
Accoglienza è aprire la finestra, mettere la faccia nel sole e nel vento e aspettare che le labbra e gli occhi si trasformino in un sorriso. Accoglienza è sentire la stanchezza e la frustrazione e provare a respirare lo stesso. È chiudere gli occhi, lasciare che le spalle si ammorbidiscano, che il bacino si prenda spazio, che tra i pensieri si crei l’intuizione sulle pratiche che ci saranno utili per i prossimi giorni. Accoglienza è anche riconoscere che dovrò lasciare le abitudini e le aspettative che avevo, anche solo un mese fa. É fermarmi, ascoltare quel che mi succede, guardarmi attorno senza paura di trovare tutto diverso e aspettare che nuovi pensieri e nuove prospettive mi nascano da dentro; del resto, in questi 35 anni di vita ho imparato mille cose e tutte sembravano difficili, all’inizio.
Più di tutto, in questi giorni sento che “accoglienza” per me adesso è fare un passo indietro, aprire le braccia, ricordarmi che non posso sempre scegliere quel che mi succede, ma posso sempre scegliere come viverlo.
Il passo indietro che propongo anche a voi, oggi e per i prossimi giorni: trasformiamo i nostri gesti abituali in accoglienza. La nostra pratica punta sempre alla completezza, ad un circolo ampio di strumenti che sappiano costruire lo stato psicofisico più adatto al momento. Oggi vi propongo di fare anche dei vostri pasti un’occasione di accoglienza e di trasformare i prossimi tre giorni in un piccolo ritiro di yoga, intimo e domestico.
Sappiamo che il corpo incontra l’esterno attraverso i sensi, sappiamo che il cervello sviluppa la sua rappresentazione della realtà interrogando i sensi e le loro percezioni. Sappiamo che una grande parte degli ormoni della vitalità e del buon umore è prodotta con la collaborazione dell’intestino, che quest’organo ha bisogno di restare sano, sgombro, leggero e caldo, quando deve aiutarci e sostenerci tanto. A livello energetico, sappiamo che ogni qualità che incontriamo genera in noi risposte diverse: caldo e freddo, duro e morbido o lento e veloce, generano percezioni diverse nel corpo e, quindi, prospettive diverse nel pensiero.
Proviamo, allora, ad espandere la nostra pratica ad uno dei nostri pasti: per i prossimi tre giorni, prepariamo zuppa o brodo per almeno uno dei nostri pasti quotidiani. Cerchiamo di mangiare con calma e senza altre distrazioni, facciamo di quel pasto uno dei momenti in cui restaurare il nostro calore, la morbidezza, la lentezza. Tre giorni sono un tempo buono, per dare al corpo un piccolo ritmo su cui appoggiarsi: saranno il nostro passo indietro, il nostro modo per reagire di meno, frustrarci di meno, concentrarci meno su ciò che ci manca e accogliere un po’ di più quel che c’è. Uniamo l’attenzione al cibo a due pratiche, una che sappia prendersi cura del corpo e una che sappia parlare alla nostra energia. Costruiamo il nostro piccolo ritiro, intimo e domestico.
Un piccolo ritiro, intimo e domestico, per i prossimi tre giorni
Non c’è bisogno di essere in nessun luogo, se non in quello in cui ci troviamo adesso. Non serve troppo tempo, servono solo la nostra attenzione e la nostra intenzione, un po’ di amore da regalare a noi stessi, un po’ di coraggio ad uscire dalla zona di confort e costruire una nuova prospettiva psicofisica, da incarnare per noi e con cui agire in modo efficace verso la vita. Prendiamoci cura di come ci nutriamo, del nostro corpo e dell’energia che lo attraversa.
Per i pasti
Ecco alcuni spunti, presi da articoli che ho pubblicato negli ultimi anni, per ricette che sappiano infondere nel corpo la qualità dell’accoglienza:
- Ricetta per un brodo di miso
- “Un rifugio caldo: zuppa indulgente di verdure e miso“
- Zuppa di fave, ortica e gnocchi di pane
- Zuppa di farro, uova e verdure
- Zuppa di cavolo, carota e riso integrale
Per la pratica fisica
Provate a praticare almeno una volta nei prossimi tre giorni la sequenza di asana, meditazione e pranayama “Praticare l’ascolto in tempi di paura: III accoglienza“. Questa è una pratica fisica completa, a cui potete ricorrere anche ogni giorno: la costanza e la consistenza sono la chiave di ogni percorso di salute ed evoluzione fisica ed emotiva.
Per la pratica energetica
“Resilienza: trovare in noi nuove risorse“si ispira al kundalini yoga e al hatha yoga tibetano, per creare resilienza e spazio nel corpo e nel pensiero e per ricordarci quante risorse possiamo ancora trovare in noi. E’ una pratica di 20 minuti, adatta a qualsiasi momento del giorno, perfetta per essere la compagna di tutti e tre i giorni del nostro piccolo ritiro intimo e domestico.
Che questi spunti sappiano ispirarvi e accompagnarvi in tutte le forme di accoglienza che avete bisogno di allenare in questo momento.
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