
22 Lug Prana Mudra è una dichiarazione: il corpo e la crescita yoga
Avere una vita felice è prenderci un impegno, diventare responsabili, eternamente impegnati in quel rituale umano che ci fa fermare davanti alle cose e sentire noi stessi. Sentire noi, che siamo lì e vivere, a sentire, a stare in mezzo a quel che c’è.
Quella di vivere la nostra vita ed essere pieni dell’aver vissuto é una responsabilità che non possiamo dare agli altri.
Solo io posso regalare pienezza a me stessa, quel senso di esserci, che mi fa stare bene in me e sentire che è valsa la pena di vivere questo giorno, questa esperienza, questa persona.
Lo yoga è un gioco costante di pensieri originali e nostri, di gesti vissuti appieno, di comprensioni dal cuore.
In questa relazione, la cui profondità non ha fine, si stabiliscono i mudra, posizioni e gesti che prendono forma dalle mani. È con le mani, che diamo forma al mondo e dalle mani possiamo partire, per definire una forma di noi, uno stato energetico che sia pieno, responsabile e costruttore di felicità.
Prana Mudra: il gesto della vita
In entrambe le mani, portiamo a contatto il polpastrello del pollice, con i polpastrelli di anulare e mignolo.
Queste tre dita, nella riflessologia energetica del corpo, si collegano a: il perdere una scelta e la scelta di attivarci (il pollice); la zona dell’apparato riproduttore, luogo in cui il vivere appieno significa godere della vita e, da quella possibilità, non smettere di creare nuova vita (l’anulare); le nostre radici, la pelvi e tutto ciò che, pur vedendosi poco o per nulla, ci sostiene davvero.
Seduti o sdraiati in una posizione comoda, possiamo usare prana mudra per cominciare a sentire quella rete fitta di corrispondenze che nutre e rende viva la nostra energia: come il corpo si collega al pensiero, attraverso il sentire, come il pensiero si incarna nel corpo, attraverso i sensi.
Mudra e La Crescita Yoga
Prana mudra può diventare, allora, l’occasione per iniziare a vivere una percezione di noi espansa e profonda, in cui ogni parte del corpo nel risveglia altre e il corpo, tutto insieme, risveglia la nostra coscienza di chi siamo e come ci sentiamo. Non solo, questa può essere l’occasione per fare del corpo lo strumento perfetto per la nostra crescita personale e, mentre le mani nutrono quella stessa energia, chiederci:
Quali responsabilità sono pronta a prendermi?
Quali scelte non sto facendo?
Cosa ho voglia di costruire?
Di cosa ho paura?
Cos’è, che mi fa sentire viva e piena?
Prana Mudra è una dichiarazione
La scrittura di questo post è nata da un moto istintivo, come spesso mi succede. Qualche notte fa, guardavo un’enorme luna piena nel cielo. Proprio quel senso di grandezza, deve aver risvegliato nel mio corpo la memoria fisica di tutte le volte, tante, infinite, che ho pratica prana mudra. Quel senso di esserci e di essere felice della pienezza che viene non dalle cose grandi o dalle conquiste, ma dalla realizzazione che “sono qui e posso sentire tutto questo.”
Mi è venuta in mente una poesia, scritta da una dolce allieva, poetessa e artista, oltre che maestra di yoga:
“… a volte la sera guardo la luna
chissà cosa pensa di me,
lei da lassù
mi guarda come se fossi un granello di sabbia.
Forse vorrebbe dirmi
di esplorare il mondo,
spostarmi da quel puntino
per oltrepassare il confine del comfort,
dell’uguale,
per fondermi con l’infinito
con la terra,
con l’universo.
Anche se sono un puntino nell’immenso,
posso provare il lusso di emozionarmi
dentro il cerchio della vita.”
Le miracle de vivre, “Viva i cantastorie,” Angelika Gros.
Prana mudra è questo, è una dichiarazione: “Sono pronta a prendere in mano la mia vita.”
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